L’estate ormai sta volgendo al termine. Il mare e la spiaggia sono già un ricordo come anche le eclatanti morti che, trasmesse dai telegiornali nazionali e causate dall’afa e dalle temperature elevate, hanno costellato i mesi di luglio e agosto.
Ma, a questo punto, sorge naturale una domanda: ma sarà proprio l’estate il periodo in cui si concentra il maggior numero di morti?
La risposta è no. Sicuramente i decessi con le ondate di calore fanno più notizia ma secondo diversi articoli, che si rifanno a uno studio della rivista The Lancet, è l’inverno la stagione più rischiosa per la salute. Con il freddo si morirebbe venti volte di più.
La ricerca realizzata in 13 nazioni, Italia compresa, ha preso in esame 74 milioni di decessi attribuibili alle temperature positive e negative. Dalla stessa emerge che la mortalità aumenta quando la colonnina di mercurio si abbassa per un lasso di tempo prolungato, a fronte della maggior densità del sangue. E ciò provoca ictus e attacchi cardiaci. Nella conta finiscono anche influenze, polmoniti, incidenti stradali su strade ghiacciate e incendi scaturiti dalle stufe e dai camini.
Tale andamento viene effettivamente confermato anche dai dati in nostro possesso: sulla base dei funerali eseguiti (che comprendono inumazioni, tumulazioni e cremazioni) si registra un aumento nei mesi autunnali e invernali.