L’anniversario della morte dell’indimenticato papa Wojtyla attrae ogni anno una moltitudine di fedeli a Roma.
Il 2 Aprile, a partire dal 2005, è divenuta una data storica, il giorno di Wojtyla.
Lo hanno soprannominato il Papa dei giovani, proprio loro, milioni di ragazze e ragazzi che sono stati conquistati dalla grande sensibilità e forza d’animo di Wojtyla. Gli stessi che il 2 aprile del 2005 si sono radunati numerosissimi in Piazza San Pietro a Roma, stretti in un abbraccio e nella preghiera per quell’uomo che li ha fatti sentire protetti, uniti nel commovente silenzio che ha accolto la notizia della sua scomparsa.
La morte di Wojtyla fu un momento storico, non solo per i cattolici. Tutto il mondo si fermò per un istante, per salutare l’uomo che cambiò la Chiesa. Il merito principale che gli deve essere attribuito, è quello di aver saputo dare alla Chiesa l’immagine di un’istituzione umile, vicina ai giovani e ai bisognosi. Un uomo che ha sfidato la vecchiaia e la malattia per regalare parole e carezze; acclamato in tutto il mondo, tanto che è stata unanime la richiesta di incoronarlo Santo subito. La canonizzazione è avvenuta il 27 aprile 2014, a soli nove anni dalla sua scomparsa, in tempi record. A Wojtyla sono stati attribuiti due miracoli, ovvero la guarigione dal Parkinson di una suora francese e da una lesione cerebrale di una donna del Costa Rica.
Ogni anno, il 2 aprile è un momento vissuto con grande intensità emotiva da tutti i fedeli che continuano a radunarsi numerosi in Piazza San Pietro. E’ un giorno di commemorazione, ma anche di festa. Un inno alla vita, un abbraccio infinito ad un uomo indimenticabile. Un giorno Egli disse: “Ricco non è colui che possiede, ma colui che da, colui che è capace di dare”. La sua vita fu proprio questo, una lunga e faticosa dedica, nel pensiero e nelle opere, alla povera gente, alle persone comuni, ai grandi e ai piccini, una carezza infinita il cui calore ancora non si affievolisce, un esempio di amore e dignità che non morirà mai.
Fabiola Ernetti