Reati pena di morte Arabia Saudita

Ilva di Taranto

Al terzo posto dopo Cina e Iran, in Arabia Saudita sono ancora le esecuzioni per pena di morte.

La pena capita in Arabia Saudita è un omaggio ad una interpretazione intransigente della legge islamica, più conosciuta come Sharia.

L’Arabia Saudita, dopo la Cina e l’Iran è considerato uno degli stati dove è più applicata la pena di morte. Se agli inizi del 2000 le esecuzioni erano diminute, col passare degli anni i numeri hanno subito un’ inversione di marcia. Basti confrontare le 33 esecuzioni del 2004 contro le oltre 90 del 2010. In Arabia Saudita la pena capitale è prevista per i reati di stupro, omicidio, rapina a mano armata, rapina in autostrada, traffico di sostanze stupefacenti, sodomia, stregoneria, omosessualità sabotaggio e abnegazione della religione islamica. Secondo le ultime statistiche, i delitti che hanno avuto una maggiore condanna alla pena capitale negli ultimi anni, sono stati quelli per omicidio e stupro. A seguire anche un rilevante numero per abnegazione della religione islamica e stregoneria. La pena di morte in Arabia Saudita è un omaggio ad un’interpretazione intransigente della Sharia, ovvero della legge islamica. Secondo le vigenti leggi, sono previsti tre sistemi di esecuzione: la decapitazione che è il metodo più applicato, la lapidazione e l’impiccagione. Per non costringere le donne condannate a togliere il velo, possono scegliere di morire con un colpo di pistola sparato alla nuca. In questa terra, di prassi, l’esecuzione della pena capitale avviene in un cortile situato davanti a una moschea. Una volta giunto nel luogo prestabilito, il condannato viene fatto inginocchiare con le mani legate e decapitato con una spada davanti a una folla che grida “Dio è il più grande” (Allah Akbar).

Rossella Biasion