La morte apparente è una disfunzione del sistema sonno-veglia molto grave e … rischiosa.
La morte apparente ha diversi nomi: cataplessia, narcolessia, sindrome di Gélineau, sindrome LIS, tutte terribilmente accomunate dal rischio di considerare morte delle persone vive.
Chi – nei propri incubi peggiori – non ha mai temuto di morire sepolto vivo? Purtroppo è una realtà con la quale alcune persone – per fortuna l’incidenza della casistica è bassa – devono convivere. Comunemente chiamata morte apparente, di cui la medicina è ancora all’oscuro relativamente le cause è spesso identificabile con la cataplessia o alla narcolessia – una sindrome simile, ma meno grave – ed entrambe assimilate alla sindrome di Gélineau. In tutti questi casi, il corpo subisce una vera e propria paralisi con conseguente perdita dei sensi, ma non della coscienza, ciò significa che le persone che ne soffrono pur sembrando apparentemente morte, e con gli occhi chiusi, sono assolutamente “coscienti” e consapevoli di ciò che sta accadendo intorno a loro, ma impossibilitati nel comunicare all’esterno la loro condizione. Il soggetto che soffre di “morte apparente” è un soggetto per altri aspetti “sano” che non presenta particolari patologie che possano indurre allo stato di morte apparente. Un’altra forma di “morte apparente” è la sindrome “Locked-in” o LIS, riconosciuta come malattia neurologica che si manifesta con apertura oculare protratta, tetraplegia, anartria, funzione cognitiva attivata, movimenti oculari verticali o ammiccamento delle palpebre che indicano lo stato di veglia.
Più rischiosa – dal punto di vista delle cattiva interpretazione del male – è la cataplessia che sebbene sia reversibile e non comporta altri danni alla salute del soggetto, è quella che per manifestazione si confonde più facilmente con la morte reale, anche perché può durare anche diverse ore, sufficienti per dichiarare lo stato di morte del soggetto. Per questo motivo, in Italia la legislazione a riguardo è molto severa (Legge n. 578 del 29/12/1993, art. 1 – Norme per l’accertamento e la certificazione di morte) e prevede che l’accertamento si svolga in tre fasi con tempi di osservazione di 24 ore per stabilire la compresenza della morte cardiaca, respiratoria e cerebrale.
Annalisa Maurantonio