Cultura islamica, cosa succede dopo la morte

Cultura islamica, cosa succede dopo la morte

La cultura islamica è tra le poche che contempla un’immagine definita della vita dopo la morte.

L’Islam definisce la morte come un passaggio naturale verso una vita che sarà giudicata in base alle azioni svolte nella “prima” fase terrena.

Come le principali religioni monoteiste, l’Islam offre un’interpretazione positiva dellavita, promuovendola in ogni sua sfaccettatura e condannando ogni forma di suicidio ed eutanasia; questo perché la vita umana, che ha il suo termine naturale nella morte, continua a vivere una seconda fase in attesa del giudizio finale. La vita dopo la morte è commisurata al comportamento avuto durante l’esperienza terrena e che prosegue in una sorta di resurrezione fisica e spirituale nell’al di là in attesa del giudizio definitivo di Allah.

Nella cultura islamica – caratterizzata da numerose e diverse declinazioni e confessioni – il rito funebre prevede l’inumazione del caro estinto. Familiari e amici si riuniscono per pregare per la persona deceduta e subito dopo la preghiera il feretro viene riposto in una tomba, adagiato sul lato destro con la testa rivolta in direzione della Mecca. Una pietra nuda si pone a contrassegno tombale (il movimento hanbalita non approva la scritta su lapidi che ricordino il defunto per non discriminare uomini e donne dinanzi la morte). I parenti continuano a pregare e supplicare Allah, digiunano, si recano spesso alla tomba quasi in pellegrinaggio.

La visione dell’al di là nella cultura islamica contempla un Paradiso e un Inferno. Ciò chesuccede dopo la morte è legato al comportamento nella vita terrena. La fede nella vita dopo la morte è uno dei 6 capisaldi della fede musulmana: chi non crede nella possibilità di una vita dopo la morte non crede neanche in Dio e nella possibilità di incontrarlo e contemplarlo. Se non si crede nell’al di là, quale senso avrebbe l’obbedienza a Dio o quale incentivo sarebbe la ricompensa ultraterrena che permette di sopportare con pazienza le prove del vivere quotidiano?

I musulmani ritengono che al momento della morte, il defunto entra in una fase intermedia tra morte e risurrezione. La tomba è il luogo in cui sarà interrogato dagli angeli sulla sua religione e sarà un “giardino del paradiso” o una fossa dell’inferno. Il Paradiso islamico è rappresentato come un giardino eterno di piaceri sia fisici che spirituali, dove la sofferenza non esiste, ogni desiderio è appagato, dove si vive in palazzi con servitori, corsi di acqua e di buon vino che non ubriaca, circondati da profumi piacevoli, voci rilassanti e in compagnia della visione di Allah. Mentre l’inferno è un luogo di punizione per i miscredenti e al tempo stesso di espiazione e purificazione per i credenti peccatori. In questo luogo, il corpo e l’anima soffrono il caldo del fuoco, si beve acqua bollente, si mangiano cibi bollenti, si vive in catene. I miscredenti sono condannati in eterno all’inferno, mentre i credenti peccatori possono eventualmente riscattarsi e accedere al Paradiso.

Indipendentemente dalle confessioni e dalle correnti, la cultura islamica pone grande importanza alla vita dopo la morte, in base alla quale ogni azione umana è determinata.

Annalisa Maurantonio