Casi famosi di pena di morte Trecento

Casi famosi di pena di morte nel Trecento

Nel Trecento la persecuzione dei cristiani è tra i casi più famosi di pena di morte.

Tra leggenda e realtà la storia di quattro cristiani martiri giustiziati nel Trecento con la pena capitale.

San Giorgio, martire cristiano, è uno dei tanti personaggi famosi giustiziati con pena di morte nel Trecento. Su di lui non vi sono notizie biografiche certe e la maggior parte delle informazioni che lo riguardano sono tratte dalla “Passio Sancti Georgii”. Fin da piccino fu educato alla religione cristiana dai suoi genitori. Successivamente si trasferì in Palestina dove si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano. Nonostante fosse stato promosso a sua guardia del corpo, il martirio di san Giorgio, come quello di altri cristiani, sarebbe avvenuto proprio sotto lo stesso imperatore. San Giorgio morì decapitato. Anche Caterina D’Alessandria, vergine e martire, fu giustiziata nel Trecento. C’è una leggenda riguardo a questo personaggio che la vede vittima dopo aver rifiutato di adorare gli dei a casa dell’imperatore Massimino Daia, al quale chiese di riconoscere Gesù Cristo. A causa delle scarse notizie sulla sua vita, sono in molti però a dubitare sull’esistenza di Caterina d’Alessandria. Tra i casi più ricordati di personaggi condannati alla pena di morte, ci sono anche i santi Cosma e Damiano, considerati dalla tradizione due gemelli arabi. La loro morte avvenne nel corso delle persecuzioni sotto l’impero di Diocleziano che fece arrestare entrambi. Secondo alcune fonti il loro martirio fu atroce. Discordanti sono le testimonianze circa il metodo con cui furono giustiziati. Una fonte riporta che vennero lapidati, ma le pietre rimbalzarono contro i soldati. Altre fonti narrano che furono fustigati, crocefissi e bersagliati con lance che però rimbalzarono. Altre fonti ancora diverse raccontano che furono gettati in mare con un macigno al collo, ma riuscirono a liberarsi. Allora vennero messi in una fornace ardente, ma non bruciarono. A quel punto furono decapitati.

Rossella Biasion