Come sopravvivere alla morte cerebrale

Come sopravvivere alla morte cerebrale

Si può parlare di morte cerebrale quando il cervello smette di funzionare autonomamente.

È possibile sopravvivere alla morte cerebrale?O per il paziente in questi casi non c’è più nulla da fare?

Quando il nostro cervello smette di funzionare autonomamente si può parlare di mortecerebrale. Si tratta di morte cerebrale in caso di:

  • Assenza totale di coscienza
  • Nessuna reazione e stimolo verso il mondo esterno
  • Assenza di respiro spontaneo
  • Elettroencefalogramma piatto

Tantissime possono essere le cause che portano ad una morte cerebrale del paziente. Tra le più frequenti troviamo:

  • Arresto cardiaco ossia quando il cuore smette di battere e priva quindi il cervello d’ossigeno
  • Forte trauma cranico causato da incidente
  • Tumore cerebrale
  • Ictus ovvero il mancato afflusso di sangue in una determinata area del cervello
  • Trombosi

Per accertare che ci si trovi effettivamente di fronte ad una morte cerebrale, esiste un periodo di osservazione che va dalle sei ore per gli adulti e bambini dai 5 anni in su, 12 ore per i bambini più piccoli di 5 anni e 24 ore per i neonati.

Per accertare una morte cerebrale, occorrono inoltre tre figure mediche specialistiche: un neurologo, un anestesista-rianimatore e un medico legale.

Nonostante tutti i procedimenti da svolgere per accertare una morte cerebrale, esistono tanti casi in cui i pazienti sono riusciti ad uscire da questo stato vegetativo nonostante una morte clinica accertata.

Uno dei casi più sorprendenti è sicuramente quello di Miguel Parrondo, riuscito a sopravvivere alla morte cerebrale dopo 15 anni. L’uomo nel 1987 arrivò in ospedale in condizioni gravissime dopo un incidente automobilistico dove persero la vita altre due ragazze. Da subito la situazione si presentò critica e secondo il parere dei medici, per Miguel non c’era più nulla fa fare e fu dichiarata una morte cerebrale certa. Ma i genitori di Miguel non si arresero e facendosi forza con la fede, decisero di non staccare la spina della macchina che teneva in vita il figlio. Un giorno, dopo 15 anni, Miguel d’improvviso ha riaperto gli occhi con immenso stupore dei genitori e di tutto lo staff medico che l’aveva seguito nel corso degli anni. Oggi Miguel ha ripreso la sua vita ed è diventato anche nonno.

La medicina ancora oggi non è riuscita a trovare una spiegazione clinica ad eventi straordinari come il caso di Miguel.

Sabrina Piantadosi