Come entrare nei simulatori di morte

Come entrare nei simulatori di morte

Tutti pensano alla morte almeno una volta nella vita, alcuni la simulano.

Si sa nella vita si muore almeno una volta, ma con i simulatori di morte l’esperienza non è più unica ed è possibile provarla nel parco “divertimenti” cinese di Shenzhen.

La morte è un’esperienza “irripetibile” e sdrammatizzare su di essa è lo scopo del parco giochi più bizzarro al mondo: si trova in Cina, nella provincia meridionale di Shenzhen, e la sua principale attrazione è … un simulatore di morte.

Inaugurato a settembre 2014, questa attrazione nasce da un’idea dei ricercatori Huang Weiping e Ding Rui di Shangai i quali hanno raccolto finanziamenti per oltre 65 mila dollari grazie ad una piattaforma di crowdfunding per la realizzazione di questo “esperimento” all’interno del più ampio parco “Window of the World” (dove è possibile visitare le riproduzioni dei principali monumenti e meraviglie del mondo).

L’attrazione si chiama Samadhi e si tratta di un simulatore di morte 4D. Per accedervi si paga 40 €, si partecipa a un gioco e i giocatori devono affrontare delle sfide la cui pena finale è la morte. A questo punto, si entra nel vero e proprio simulatore di morte, un luogo che riproduce l’ambiente delle agenzie funebri in cui ci si deve adagiare in una cassa e su un nastro trasportatore si viene introdotti in un forno crematorio dove effetti di luce e la temperatura a 40°C riproducono una “verosimile” sensazione di cremazione. Al termine della cremazione simulata si viene accolti in una stanza che proietta sul soffitto un utero e dalla quale si esce attraversando un cunicolo che sbuca in una sala bianca e ovattata, simbolo della rinascita.

A metà strada tra un giro in giostra e una seduta psicoterapeutica, non si esclude che questo tipo di esperienza sia ideale per curare alcuni malesseri mentali legati al disagio sociale o che istigano al suicidio, una piaga dilagante nei paesi asiatici. Infatti, il simulatore di morte di Shenzhen non è l’unico: 5 anni fa in Corea del Sud è stato finanziato il progetto Coffin Academy che prevede seminari e corsi in cui i partecipanti sono invitati a scrivere il proprio epitaffio, partecipare a finti funerali, scrivere testamento; mentre sempre in Cina a Lingxin nel Distretto di Shangai da aprile 2015 è possibile partecipare ad attività simili al progetto coreano. I clienti pagano fino a 4.000 dollari per una serie di “trattamenti” anticipatori dell’evento estremo in cui si attraversano stanze con proiezioni video, voci incorporee che ricordano la vanità dei beni materiali e sessioni di meditazione con sedute di ascolto.

Che sia un gioco o un’esperienza terapeutica, il simulatore di morte è una “moda” che sta prendendo piede e il cui effetto benefico, auspicano gli ideatori, è il maggior apprezzamento della vita e del mondo.

Annalisa Maurantonio