Casi di pena di morte per apostasia

Casi di pena di morte per apostasia

In alcuni paesi l’apostasia è ancora punita con la pena di morte.

Chi sceglie di abbandonare la propria religione viene processato e giustiziato in piazza.

Con il termine apostasia si intende l’allontanamento e l’abbandono della propria religione.

Chi sceglie di allontanarsi dalla propria religione, lo fa di solito per convertirsi ad un altro credo o semplicemente per diventare ateo.

In alcuni paesi l’apostasia è un reato e viene punito con la pena capitale. Negli ultimi anni molte persone, in particolare nei paesi islamici, sono state processate e uccise per apostasia.

Il caso sicuramente più eclatante è quello di Samira Saleh al-Naimi, avvocato che si è sempre battuta per difendere i diritti umani dei più deboli. Colpevole secondo il governo di Mossul di aver criticato sui suoi social network le distruzioni dei luoghi di preghiera da parte dei jihadisti, la donna è stata arrestata il 17 Settembre del 2014 e dopo cinque giorni di torture è stata pubblicamente condannata e fucilata in piazza per apostasia.

Tanti altri sono i casi di pena di morte per apostasia. Ricordiamo la triste vicenda di Mohamed Cheikh Ould Mohamed processato e condannato a morte a Nouadhibou per aver parlato in uno dei suoi articoli su internet del “Profeta” con troppa leggerezza e superficialità. Il giovane alla lettura della sentenza si è sentito male in aula.

La dottoressa Mariam Yehya Ibrahim Ishag è stata condannata a morte nel maggio del 2014 colpevole secondo il governo del Sudan, di aver abbandonato la religione musulmana.

In realtà Mariam sin da piccola era stata educata alla fede cristiana dalla madre, il padre musulmano, era sempre stato assente nella sua vita. Mariam ha così deciso di sposare un uomo di religione cristiana considerando quella la sua religione. Quando fu condannata Mariam era incinta di otto mesi del suo secondo figlio. Da subito Amnesty International si è battuto con numerosi appelli per la sua liberazione. La donna nel Giugno del 2014 è stata finalmente scarcerata ed è riuscita a lasciare il paese e raggiungere gli Stati Uniti per vivere una vita serena con la sua famiglia.

Sabrina Piantadosi